RASSEGNA STAMPA
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VECCHIA BIPOP, RISARCITI GLI AZIONISTI
UNICREDIT CHE HA ASSORBITO CAPITALIA CONDANNATA A VERSARE QUESTI TRE MILIONI OLTRE GLI INTERESSI MATURATI
La fusione fra Bipop e Banca di Roma non si tocca, ma gli azionisti hanno subito un danno consistente e hanno diritto a un risarcimento. È questa, in estrema sintesi, la conclusione cui è giunto il giudice Geo Orlandini con la sentenza civile che penalizza Unicredit e risarcisce i promotori della causa, quattro società e 16 persone fisiche, assistiti dagli avvocati Stefano Balestri, Gustavo Visentini e Alfonso Papa Malatesta del Foro Di Roma e Giorgio Alpeggiani di Milano. Il giudice ha accolto le ricerche di alcuni vecchi azionisti Bipop che si erano opposti alla fusione e hanno lamentato danni per il concambio applicato nell’operazione fortemente voluta da Banca d’Italia.
IL TRIBUNALE – si legge nel dispositivo della sentenza depositata il 25 novembre – dichiara improcedibili le domande dirette a ottenere la declaratoria di insistenza o di nullità o la pronuncia di annullamento delle deliberazioni assunte dalla assemblea straordinaria di Bipop-Carire in data 15 maggio 2002 e dei conseguenti atti di scissione e di fusione.
Salva la fusione, quindi, ma Unicredit, che ha assorbito Capitalia (nata dalla fusione di Bipop, Banca di Roma e Banco di Sicilia) è condannata a pagare. Il giudice ha previsto l’importo dei risarcimenti compresivi della valutazione monetaria. La fetta più grossa per la Mael SpA riferibile all’avvocato Lino Gervasoni: per il possesso di 1.209.000 azioni ha diritto di un risarcimento di 625.657 euro; 455 mila gli euro di risarcimento per la Ifin Srl per 880.000 azioni, oltre 160 mila euro per la Gecofin Srl e poi risarcimenti a sei zeri, in alcuni casi, anche per le persone riconducibili alla famiglia Becchetti. Complessivamente Unicredit è condannata a pagare quasi 3 milioni di euro (2.963.889 per l’esattezza) oltre agli interessi al tasso legale decorrenti su ciascun importo dal 16 maggio 2002. UniCredit è condannata a pagare anche le spese processuali (per oltre 200 mila euro) e il compenso del consulente tecnico unico, la professoressa Maria Martellini, e altre consulenze per quasi un milione di eur o. Proprio la perizia della docente dell’Università Statale di Brescia aveva evidenziato il danno subito dagli azionisti. “I concambi di volta in volta praticati nelle operazioni che davano luogo all’integrazione del gruppo bancario Bipop – Banca di Roma determinava un effetto deteriore in termini patrimoniali per gli azionisti Bipop quantificato complessivamente in un minimo di 627 milioni di euro e in massimo di 940 milioni”, è scritto nella perizia. Il consulente in sostanza, aveva avvalorato quanto denunciato dagli azionisti: nella fusione Bipop erano state svalutate, mentre c’era stata la sopravalutazione delle azioni del Banco di Roma. Nel 2002 gli azionisti si videro concambiare azioni della Banca di Roma e assegnare titoli Fineco per un valore pari a 1,63 euro per ogni azione Bipop. Il differenziale stabilito dalla perizia oscillerebbe fra 0,32 e 0,58 per ogni azione. Il giudice per il risarcimento quasi il valore maggiore indicato dal consulente tecnico: 0,50 euro per ogni azione posseduta. “S iamo molto soddisfatti”, è il commento dell’avvocato Stefano Balestrieri che con i colleghi di Roma e di Milano ha seguito la società e gli azionisti che hanno presentato l’atto di citazione contro Fineco.
MA ANCORA più soddisfatti possono essere gli azionisti Bipop, perché la sentenza fa da apripista. Che entro il 16 maggio 2007 ha chiesto il risarcimento alla banca ha interrotto la prescrizione e può fare causa, sperando in un risarcimento per il danno subito nel concambio delle azioni. Il danno complessivo per gli azionisti, sempre per il consulente, è di quasi 940 milioni. Una spada di Damocie su Unicredit.
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